La lizzatura storica di Carrara, un viaggio alle origini dell’arte italiana

“I blocchi posano sulle lizze due travi legate, e le lizze scivolano su i parati, pezzi di legno sdrucciolevoli unti di sapone. I blocchi sono assicurati da funi che si legano ai forti blocchi di pietra infissi nel terreno donde sorgono i piri. Il capo lizza sta davanti e mette di mano in mano i parati che un uomo dietro ai blocchi di mano in mano toglie da terra, quando è passato il peso. Il vocio degli uomini. Ogni grido può essere l’ultimo, di dolore!”.

(Gabriele D’Annunzio, 1899)

Dal 2002, a Carrara, lo chiamano “spettacolo”. Ogni estate si ripete per mettere gli occhi di tutti di fronte alla fatica, al sudore, al dolore e alla morte che, per millenni, migliaia di uomini hanno sfidato per consegnare ad artisti e architetti le tonnellate pesantissime di marmo bianco che risplendono nel Pantheon, nella Domus Augustana, nella Pietà di Michelangelo, nell’Orfeo di Canova e nelle statue della Fontana dei Quattro dei Fiumi scolpite da Bernini per Piazza Navona…

Si chiama “lizzatura” e oggi ne ho guardato dal vivo la rievocazione storica a pochi metri dai Ponti di Vara, dove si cammina affondando le scarpe in distese morbide e bianche di carbonato di calcio. Spingendo, imprecando, bestemmiando e facendo vere e proprie acrobazie, sotto il sole cocente di agosto, una squadra di 14 uomini ha fatto scendere a valle un blocco di 25 tonnellate, superando una pendenza del 20 per cento. È così che, dai tempi dell’antica Roma agli anni Sessanta del secolo scorso, sono stati trasportati i marmi per le opere d’arte che hanno reso grande l’Italia degli artisti. I lizzatori, come bene racconta D’Annunzio, posavano i blocchi di marmo di Carrara su lizze (“slitte”) di legno e li facevano scivolare su travi adagiati al terreno e unti con il sapone, trattenendoli dall’alto con le funi.

Nel corso delle epoche molti operai sono morti, travolti dal peso di blocchi fuori controllo e da una fatica umanamente insostenibile. Per le cave di marmo di Carrara sono passati schiavi, prigionieri di guerra e uomini di fatica. Oggi, a ricordare le loro gesta e la tradizione che estrae il marmo dalla montagna per trasformalo in bellezza, è la tenace e preparata Compagnia Lizzatori di Carrara, fatta di ex cavatori e dei loro figli.

Nella fatica risiede l’anima della città che, da sempre, fa scorrere il sangue della bianca arte italiana.