Storia, agricoltura e quotidianità immerse nella quiete della laguna di Venezia
Isola di Sant’Erasmo (Venezia) – Alla voce “insularità”, il dizionario riporta due significati. Il primo è quello geografico: “Configurazione a isola o costituita da più isole”. Il secondo deriva per estensione: “Il senso di appartenenza a un’isola, che si riflette sulla mentalità o sull’opera artistica e culturale degli abitanti dell’isola stessa”. Quando il marinaio annuncia l’arrivo a Murano, un paio di fermate prima della nostra meta, la maggior parte delle persone a bordo scende dal vaporetto. È forse già da questo che si avverte che il luogo dove ci stiamo dirigendo appartiene a una laguna laterale, a un’insularità culturalmente estranea ai flussi del turismo di massa di Venezia, che racconta una storia meno conosciuta di quella del centro storico.
Stiamo raggiungendo Sant’Erasmo, “l’orto della Serenissima”, isola al centro della laguna nord tra Murano, Burano e Punta Sabbioni, situata davanti al Lazzaretto Nuovo. Citata a metà del X secolo nell’opera De administrando imperio di Costantino VII Porfirogenito, Sant’Erasmo è caratterizzata dalla vocazione agricola che tutt’oggi la identifica già in epoca medievale, come testimonia l’assegnazione di alcuni appezzamenti ad alcune famiglie patrizie veneziane e ai monasteri di San Giorgio Maggiore e di San Zaccaria. Alla fine del ‘500, è Francesco Sansovino a raccontare nella sua opera Venetia, città nobilissima et singolare la ricchezza di orti e vigneti dell’isola, capace di rifornire a Venezia “copia di herbaggi, e di frutti, in molta abbondanza e perfetti”.
Oggi, i suoi quattro chilometri di lunghezza, percorsi da una sola strada lungo tutto il perimetro, diventano così il tracciato per l’esplorazione in bicicletta di una laguna marginale, caratterizzata da una varietà di ambienti d’acqua e di campagna da scoprire attraverso le storie e le attività dei suoi abitanti.
In bici a Sant’Erasmo, con partenza dal B&B “Il Lato Azzurro”
Il nostro giro inizia da “Il Lato Azzurro”, raggiungibile a piedi in una decina di minuti dalla fermata ACTV di “Capannone”. Fondato nel 1997 da un gruppo di giovani torinesi arrivati a Venezia con il desiderio di creare un centro culturale di vacanza, oggi Il Lato Azzurro è un B&B con noleggio bici aperto anche a esterni, il cui ristorantino propone menù a km0 con i prodotti di Sant’Erasmo.
“Il nome deriva da una poesia che scrissi in quegli anni. Parlava del lato azzurro delle cose, cioè del loro lato bello, che si esprime nella loro semplicità, nella sobrietà. I nostri ospiti sono turisti consapevoli, che hanno capito l’importanza di vivere la città dall’acqua, dalla sua laguna,” racconta Emanuele Maspoli, titolare del B&B fin dalla sua nascita. “In questo senso – prosegue – Sant’Erasmo è un luogo speciale: un’isola appartata ma grande, ricca di orti e paesaggi variabili, dove le particolarità possono essere valorizzate e Venezia può essere capita nella sua complessità”.
La prima tappa suggerita da Emanuele è la vicina Torre Massimiliana, avamposto militare eretto tra 1843 e 1844 sulle fondamenta di un forte napoleonico per volontà dell’arciduca Massimiliano d’Austria, che per la torre sviluppò uno studio sperimentale per la creazione di una fortificazione a pianta circolare. Utilizzata come batteria contraerea e occupata dalle truppe tedesche nel 1943, e in seguito riconvertita prima a ricovero per sfollati e poi in magazzino agricolo, oggi la torre costituisce l’unico esempio in Italia di questo tipo di edificio militare e, dopo il restauro del 2004, è sede di mostre d’arte e fotografia e di eventi culturali.
La festa del carciofo violetto, un evento irrinunciabile
Uno degli eventi più importanti, che si tengono alla Torre, è la Festa del carciofo violetto di Sant’Erasmo, che solitamente si tiene nel mese di maggio. Il carciofo violetto di Sant’Erasmo è famoso soprattutto per i suoi primi e teneri germogli, le castraure, presidio Slow Food del territorio lagunare e primizie dell’isola presenti solo per poche settimane l’anno.
A presiedere il Consorzio del Carciofo Violetto di Sant’Erasmo è oggi Carlo Finotello, titolare insieme al fratello Claudio della società agricola “I sapori di Sant’Erasmo”, che prosegue l’attività di famiglia. “Il nostro valore aggiunto – racconta – è il suolo: la salinità del terreno è molto alta e questo dà alle verdure un sapore diverso. È anche per questo che consiglierei di scoprire l’isola attraverso la visita alle sue aziende agricole: Sant’Erasmo è unica, perché è un’area di campagna in mezzo alla laguna. In pochi minuti, passi da isole di masegni e opere d’arte a un luogo di campagne, natura e orti”.
Il miele di barena di Sant’Erasmo, lungo via dei Forti
Costeggiamo per un chilometro e mezzo il lato orientale dell’isola lungo via dei Forti, attorniati da curati giardini, frutteti e campi coltivati. Davanti a uno di questi, un cartello annuncia la vendita di miele. Entriamo in un orto puntellato da decine di casette per arnie, dove al silenzio della campagna si accompagna il rombo lieve di centinaia di api. Ad accogliermi è Elio Mavaracchio, che incontro mentre sta aspettando alcuni ospiti per pranzare insieme all’ombra di una pergola. Nato e sempre vissuto qui, a quasi ottant’anni non c’è giorno in cui Elio non raggiunga il suo orto e le api: “Ho iniziato ad allevarle seguendo le orme di mio zio. Il loro è un miele che profuma dei fiori delle barene, arricchito dallo iodio e dal salso di questo territorio. Per qualcuno, un’attività come la mia potrebbe sembrare priva di valore. Ma quando io vedo questo – aggiunge, indicando le api che ronzano intorno a noi – mi sento l’uomo più ricco del mondo”.
Dalle antiche valli da pesca ai cippi di conterminazione lagunare
Proseguiamo l’esplorazione fino a incrociare via dei Spironi, dove è possibile svoltare in direzione del cimitero per raggiungere il lato opposto dell’isola, compiendo così il mezzo giro, oppure proseguire dritti per scoprirla interamente, proseguendo lungo via dei Forti tra canali popolati da garzette, aironi e germani reali. Noi scegliamo di vederla tutta e, attraversando le antiche valli da pesca, continuiamo così la nostra pedalata fino a incrociare Via delle Motte.

Vino, agricoltura biologica, economia circolare a Sant’Erasmo
Raggiungiamo Punta Vela, l’estremità nord dell’isola: nascosto dalla vegetazione e in stato di abbandono, si scorge il Ridotto di Sant’Erasmo Nuovo, parte di una fortificazione edificata dai francesi tra 1832 e 1833, formata da lunette di terra, circondata da un fossato e attualmente visibile solo da lontano.
Torniamo in via Delle Motte e ci accingiamo alla seconda parte del giro, lungo un percorso che, dopo qualche chilometro sempre immerso tra campi e campagne, apre ad affacci sull’isola di San Francesco del Deserto e Mazzorbo. Superiamo l’azienda Vigna Del Mar, che produce prosecco DOC da vitigno coltivato in modo ecocompatibile, fino a raggiungere la chiesa di Sant’Erasmo: consacrata nel 1929, al suo interno la chiesa conserva un dipinto del Martirio di Sant’Erasmo della scuola del Tintoretto.
Non molto lontano, a esprimere ancora una volta la dimensione agraria dell’isola è il punto vendita di i&s Farm, unica azienda biologica della laguna, che organizza anche visite guidate. Tra le esperienze più recenti realizzate sui terreni che ci circondano, Osti in Orto costituisce poi un progetto di economia circolare in cui sono raccolti diversi ristoratori del centro storico e dell’entroterra veneziano, che hanno recuperato un’estensione di quattro ettari per coltivarli e ottenere così materie prime locali.
Chi ha invece scelto l’isola oltre quindici anni fa è Michel Tholouze, che dalla Francia si è trasferito qui e che produce vino con la sua Orto di Venezia. In una videointervista di qualche anno fa, dichiarava: “Io non sono veneziano, sono di Sant’Erasmo. La gente di laguna vive in maniera molto differente da quella di Venezia: ha dovuto sopravvivere, imparando a gestire la terra e l’acqua, creando qualità nell’unica laguna abitata d’Europa”.
Quasi a conclusione del giro, poco prima della fermata del vaporetto Capannone, si trova anche un’altra struttura ricettiva, il Basegò. La racconta Paolo Codolo, che la gestisce insieme alla moglie Doretta: “Questa era la casa di famiglia, censita già nel 1830. L’abbiamo ristrutturata e dal 2020, pur con le difficoltà iniziali legate alla pandemia, accogliamo ospiti da tutta Europa e oltre”. Nato e cresciuto qui, Paolo è ritornato a Sant’Erasmo dopo essersi trasferito a Venezia, per agevolare i figli nella frequenza di scuola e università. “In passato avevo un banco di frutta e verdura a Rialto. Mi chiedevano spesso anche erbe aromatiche, dall’erba cipollina, alla maggiorana, al coriandolo. Così iniziai a produrle qui, attività che continuiamo tuttora”, racconta. “Di Sant’Erasmo amo la tranquillità, i giardini, la possibilità di conoscere la laguna a bordo di una bicicletta. Ai nostri ospiti dico sempre che qui non va solo guardato quello che c’è, ma anche immaginato ciò che non c’è più: la storia di questi territori è antica e conserva l’importanza degli insediamenti che si svilupparono qui ancora prima che esistesse Venezia”.
Il panorama dalla spiaggia del Bacan, prima di rientrare a Venezia
Rientrati al Lato Azzurro, prima di riprendere il vaporetto, raggiungiamo la spiaggia del Bacan, davanti all’omonima isola artificiale, che mantiene la passata dimensione di lido dell’isola. Il panorama si apre da Punta Sabbioni fino alla punta del Lido e alle Vignole. In una giornata d’estate, la spiaggia si riempie di bagnanti e l’acqua è punteggiata di barche: si svuoterà alla sera, quando a Sant’Erasmo calerà di nuovo la quiete della campagna.
Mentre sto tornando a Fondamenta Nove, a Venezia, ripenso alle parole di Elio Mavaracchio, al suo sentirsi ricco perché custode di una dimensione laterale e fragile, insieme a chi come lui ha scelto di vivere – o di restare a vivere, non senza le difficoltà di essere isola nell’isola – tra le vigne, gli argini e la laguna. Mi sembra sia soprattutto in questa consapevolezza tranquilla, e nel legame con il territorio e con la terra, che risiedono la bellezza delle sue parole e la profondità della loro ragione.