La storia di Francesca Tugnolo e della casa-famiglia Nuru Trust, alle pendici del Meru
Alle pendici del monte Meru, fratello minore del Kilimangiaro, tra polvere, piantagioni di caffè e banani, vive da alcuni anni un progetto alimentato da amore e condivisione comunitaria.
La base del “The Nuru Trust Children’s Home” è proprio lì, sulla linea della Rift Valley (l’antica valle vulcanica che, come madre inquieta, ha unito e poi diviso placche tettoniche e partorito continenti), come cercasse quella spinta magmatica per esistere.
Quella grande casa bianca, in cima a una piccola altura piena di luce e allegria, come un faro in un mare tempestoso di terra sollevata dal vento e dalle boda boda, i mototaxi locali, offre riparo e futuro a tanti bambini bisognosi dei villaggi del Meru District. In un paese, la Tanzania, conosciuto e frequentato per gli splendidi parchi e i suoi animali (i mitici, e ormai alcuni a rischio estinzione, “big five”: leone, rinoceronte, bufalo, zebra ed elefante), che tuttavia soffre dei mali tipici delle zone povere del mondo: mancanza di cure sanitarie, analfabetismo, povertà endemica e un debito inestinguibile, che qui corrono paralleli a safari e resort da sogno.
Ma non tutti arrivano a queste latitudini per non vedere la realtà. Grazie al servizio civile, Francesca Tugnolo è arrivata qui circa dieci anni fa – si stupisce anche lei, raccontandolo – con la voglia di dare una mano. Lasciato lavoro e affetti, piemontese “della bassa”, senso pratico e ottimismo, si è rimboccata le maniche per aiutare e pole pole (piano piano, come dicono qui), ha dato un senso nuovo alla sua vita, inclusi casa, famiglia, e una piccola associazione da far crescere, ereditata dal suocero Zacharia, carismatico ex insegnante della combattiva etnia Meru.
Francesca e Max continuano quindi a occuparsi dell’infanzia abbandonata, riuscendo con molti sacrifici a fare diventare questo progetto sempre più grande e articolato. Si parte dall’assistenza di base ai bambini bisognosi (orfani, abbandonati o vittime di maltrattamenti), dai 5 anni in su, assicurando loro una vita normale, perché da queste parti non è così scontato avere un letto pulito con una zanzariera, in una cameretta tutta tua o mangiare tre volte al giorno. E poi vengono fornite assistenza medica, psicologica e istruzione.
Sulla serenità non si risparmia: porte sempre aperte, giochi e un bel giardino. Grazie all’amore di Francesca e Max, che lavorano a stretto contatto con la realtà locale, i bambini riescono a vivere da bambini.
“La collaborazione con i villaggi e i loro leader è fondamentale – spiega Francesca Tugnolo – Sono indispensabili nell’identificazione dei bisogni della collettività e dei bambini da aiutare. Anche per il loro reinserimento nella famiglia di origine. Tutto questo lavoro può essere fatto grazie anche alla rete sul territorio che si è creata”. “Ma – ribadisce Francesca – La casa bianca di Nuru è difficile da dimenticare e così, una volta usciti, tanti di questi piccoli, ormai grandi, tornano ancora per un consiglio, un abbraccio o per fare anche piccoli lavoretti”.
Francesca e Max sperano che l’eredità di Nuru possa un giorno rendersi autonoma grazie alla gestione di personale locale. Intanto “Mamy Francesca” o la burbera factotum Hellen tengono sempre la porta aperta e accolgono i bisognosi con un piatto di cucina swahili o, in cambio di un piccolo contributo, con l’acqua “buona” del pozzo (costruito con l’aiuto della Fondazione Solstice).
Questa coppia “mista” è fertile come la terra che calpesta. Sta creando una piccola fattoria con una mucca, qualche capretta, galline ruspanti, un orto con cento alberi da frutta. Nutre i corpi e le menti con la “Nurus library”, una libreria con 300 libri “free”. Il loro impegno continua con un supporto alle donne maltrattate, che in queste zone sono spesso vittime di sfruttamento, violenze, gravidanze precoci e plurime, con lo spettro dell’AIDS onnipresente.
Tutto pole pole, circondati dalle grida gioiose anche delle due bimbe di Francesca e Max. Orgogliosamente italo tanzaniane, di lingua perfettamente italo-swahili, ma soprattutto libere, come solo la terra d’Africa riesce a farti sentire.
Quando il sole tramonta e arriva improvviso il buio dei tropici, forse anche loro cercano la prima stella, che nasce per illuminare la cima del Meru. Insieme ai loro bambini esprimono il desiderio “Che un futuro migliore sia possibile per noi e per le famiglie che contano sul nostro impegno”.
E anche quella piccola stella, ormai non più sola, sembra sorridere …come solo sanno fare le luci del cielo.
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The Nuru Trust Children’s Home
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