Quattro anni di lavoro per restituire luce e bellezza al disegno preparatorio per l’affresco del Vaticano
Milano – Dopo quattro anni di intenso lavoro, è giunto al termine il restauro del Cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Il progetto di restauro e il nuovo allestimento dell’opera saranno mostrati al pubblico il 27 marzo 2019 con l’evento espositivo “Il Raffaello dell’Ambrosiana. In principio il Cartone”.
Il cartone di Raffaello è un unicum nella storia dell’arte: non solo è l’unico cartone rinascimentale giunto pressoché integro fino ai giorni nostri (misura 285×804 centimetri), ma rappresenta il culmine del processo ideativo di Raffaello per una delle opere simbolo del Rinascimento: l’affresco della Scuola di Atene nella Stanza della Segnatura in Vaticano.
La storia del Cartone, dall’incarico a Raffaello alla Pinacoteca Ambrosiana
Nel 1508, appena venticinquenne, il giovane pittore viene chiamato a Roma da Papa Giulio II per la decorazione dei suoi appartamenti, a partire dalla biblioteca privata, la cosiddetta Stanza della Segnatura. Il complesso programma iconografico è di rappresentare in modo allegorico, sulle quattro pareti, le “facoltà” (Teologia, Filosofia, Poesia, Giurisprudenza) per celebrare la compenetrazione tra sapienza antica e verità rivelate dal Cristianesimo, secondo le idee umaniste del tempo.

L’allestimento alla Pinacoteca Ambrosiana. Foto di Paolo Rosselli
La Scuola di Atene, dunque, rappresenta la Filosofia; al centro, in cima alla scalinata, Platone e Aristotele, condensati con grande sintesi visiva in due gesti esemplari delle loro filosofie: Platone con il dito verso il cielo indica l’iperuranio, il mondo delle idee, mentre Aristotele, con il dito verso la terra, indica il mondo della natura e il realismo della scienza.
Tutti gli altri personaggi sono disposti in una sorta di proscenio teatrale, e sono come colti nel mezzo della loro attività, pensare, discutere, calcolare. A sinistra, Pitagora scrive su un libro, a destra Euclide disegna una figura geometrica con il compasso. L’equilibrio compositivo e la chiarezza di contenuto si aggiungono alla raffinata qualità pittorica di Raffaello, che rende i personaggi ritratti vivi e reali, più vicini a noi, raccontati nella verità di un movimento o un’espressione del viso che ne svelano il carattere.
Il Cartone di Raffaello si trova nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano dal 1610: prima dato in prestito e acquistato, nel 1626, dal Cardinale Federico Borromeo per la cifra “esorbitante” di seicento lire imperiali, non solo per spirito di collezionismo, ma anche come materiale didattico per l’Accademia di disegno e scultura appena fondata.
Nel 1796 viene requisito dall’esercito napoleonico e portato al Louvre di Parigi, dove viene sottoposto a un restauro consistente, rientra a Milano nel 1816 e qui resta fino a giorni nostri (ad eccezione delle due guerre mondiali, in cui viene messo al sicuro dai bombardamenti).
Dopo cinque secoli, il restauro che ridona vita al capolavoro
Dopo cinque secoli di storia si è reso necessario un progetto di restauro strutturale e conservativo: pulitura da polveri, muffe, macchie, riparazioni di strappi, rimozione del vecchio telaio e sostituzione della teca precedente, progettata da Luigi Caccia Dominioni nel 1966.
Oltre quattro anni di lavoro coordinati da un comitato scientifico composto da Musei Vaticani, Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, Soprintendenza di Milano e Venaria Reale, con la consulenza di Pinin Brambilla Barcilon (responsabile del restauro del Cenacolo di Leonardo) e soprattutto dall’equipe di Maurizio Michelozzi.
Durante le fasi finali del restauro, abbiamo avuto la possibilità di ammirare da vicino quest’opera unica.
È sorprendente l’insieme di conoscenze tecniche, scientifiche e storico-artistiche messe in campo per affrontare la particolare fragilità del materiale di supporto: 210 fogli di carta incollati e assemblati con colla di farina, ricoperti da uno strato di colore per renderlo uniforme e resistente al disegno, a carboncino e biacca, della mano autografa di Raffaello.
Il disegno “di prova” si è conservato fino ai giorni nostri
I cartoni preparatori si usavano per trasferire il disegno sull’intonaco dell’affresco con la tecnica dello spolvero, che consisteva nel bucherellare i contorni delle figure per poi ripassarli con un tampone di polvere di carbone.
Con questo sistema i cartoni spesso si danneggiavano molto o andavano del tutto perduti: per conservarli integri, si iniziò a usare un cartone sostitutivo, che andava distrutto. Anche per questo il Cartone della Scuola di Atene si è conservato fino a oggi.
L’emozione che arriva dalla visione diretta di un capolavoro dell’arte è sempre intensa e sorprendente, anche maggiore quando lo si conosce già per fama. È come se la forza comunicativa di quel pezzo d’arte, di storia, di vita ci investisse con tutta la sua potenza anche attraverso i secoli che ci separano.
Il lavoro incredibile di questi restauratori è bene illustrato nel materiale multimediale presente nel nuovo allestimento della sala V curato da Stefano Boeri. Protagonista è il Cartone, che si presenta davanti a noi in tutta la sua bellezza illuminato in ogni sua parte, protetto da un enorme vetro antiriflesso progettato dall’azienda Goppion in una nuova teca che ne garantisce le condizioni ideali di conservazione. Di fronte, è stato allestito un grande tavolo didattico (due pezzi unici di rovere massello di quattro metri con supporto in ferro realizzato da Riva1920) con libri e tablet, per approfondire la storia e il restauro del capolavoro in ogni suo aspetto. Il tutto è stato finanziato dal mecenate Giuseppe Rabolini, fondatore della società RaMo, sponsor insieme a Fondazione Fiera Milano.
“Il pittore ha l’obbligo di fare le cose non come le fa la natura, ma come ella le dovrebbe fare”.
Informazioni
www.raffaelloambrosiana.it
Il 6 aprile 2019, giorno dell’anniversario della morte di Raffaello (6 aprile 1520), la Pinacoteca Ambrosiana sarà aperta gratuitamente per celebrare, insieme alla città, il capolavoro del genio urbinate, patrimonio dell’umanità.