Una passeggiata in val Rosandra, alla scoperta del fascino del Carso triestino

Trieste – La Barcolana si avvicina e vi suggeriamo un interessante itinerario per conoscere meglio i dintorni di Trieste. In particolare il Carso, l’altopiano roccioso che si estende a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, noto nella Storia per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche.

Da San Dorligo alla val Rosandra, attraversando il sentiero

La prima tappa è a San Dorligo della valle, a ridosso del confine sloveno, un paesino da visitare a piedi per raggiungere la riserva naturale della val Rosandra. Il percorso è ben segnalato e la passeggiata è adatta a tutti. Il sentiero che vi propongo è uno dei più conosciuti: si parte da Bagnoli della Rosandra, la zona più popolosa del comune di San Dorligo della valle, e in un’oretta di cammino si giunge al piccolo paese di Bottazzo, che conta ormai non più di una ventina di abitanti.

Itinerario Carso Val Rosandra TriesteIl sentiero costeggia il piccolo torrente Rosandra che percorre e scava la valle, e il paesaggio è quello più tipico del Carso triestino. Dopo la prima parte del percorso, immersa nel bosco, il sentiero si apre sulla valle che appare invece aspra e selvaggia, con rupi e ghiaioni e strapiombi sul torrente, dove si può ammirare la cascata (26 mt di altezza) che svetta al centro della vallata.

Il sentiero, ben segnalato e ampio, presenta un fondo di pietre facilmente percorribile, e i punti maggiormente esposti sono stati recentemente messi in sicurezza grazie a un corrimano in legno.

La salita che ci porta in uno dei punti più panoramici della valle non è ripida e non presenta particolari difficoltà: da lì si può scorgere il salto del torrente Rosandra e le pozze che forma in seguito e si iniziano a scorgere i tetti delle case di Bottazzo.

Si prosegue poi attraverso un falso piano che presenta, per i più coraggiosi, alcuni “balconi” di roccia da cui si può ammirare la vallata da diverse prospettive. Il sentiero prosegue e attraversa un boschetto di carpini, si avvicina al torrente e lo attraversa con un caratteristico ponticello in legno, per poi guidarci verso l’abitato di Bottazzo.

Il fascino del vecchio casello doganale

Il punto di maggior interesse è il vecchio casello doganale che segnava il confine con la Ex-Yugoslavia. C’è ancora l’edificio con la sbarra coi colori della bandiera jugoslava. Una targa ricorda il confine aperto per la pace e la reciproca comprensione fin dal 1981.
Il telefono prende già da un pezzo la rete slovena, ma in questo piccolo paese, che pare semi-addormentato, non c’è la tipica atmosfera di confine che si respira andando verso i Balcani. Gli altri escursionisti incontrati sul sentiero scambiano saluti in sloveno, triestino o più vaghi cenni del capo che non fanno intuire la provenienza ma la semplice cortesia di chi cammina in montagna.

Il paesaggio da una diversa prospettiva

Il sentiero che ci ha portato fin qui si biforca in diversi altri sentieri che percorrono il Carso; noi decidiamo tornare sui nostri passi e ripercorrere i quasi due km che ci separano da Bagnoli della Rosandra per vedere da una diversa prospettiva lo spettacolare paesaggio che ci circonda.
Una parte della vallata è baciata dal sole mentre l’altra metà resta in ombra. Incontriamo diverse famiglie con bambini ed escursionisti con cani al seguito, è un percorso davvero adatto a tutti. Scendendo, attraversata la parte più brulla e carsica del sentiero, si rientra nella prima parte del bosco di carpini dove si intravedono i resti di un acquedotto romano.

Verso il rifugio Premuda (CAI)

Nel torrente si formano piccole pozze tra la roccia e si presenta un punto di guado attraverso un percorso di pietre, per passare sull’altro lato della valle e scendere l’ultima parte fino alle prime case dell’abitato. Si incontra così il rifugio Premuda del CAI che vanta la particolarità di essere il rifugio più basso d’Italia (82 mt s.l.m.).
Qui una sosta è d’obbligo per gustarsi uno strudel, una birra o gli gnocchi di pane con il goulash, all’insegna della più autentica delle tradizioni mitteleuropee, di cui Trieste e il suo territorio costituiscono una degna rappresentanza.