Terra, animali, sapori e ricordi da vivere con gli occhi, nell’animazione che ci ricorda chi siamo stati

Pergola – Ogni anno le proiezioni in anteprima mondiale della Mostra del Cinema di Venezia iniziano con un rinoceronte e un bambino su una barca immobile, che galleggia in un mare dove i pesci si trasformano in nuvole per diventare donne, uomini, cani, contadini e ali umane che si sciolgono in un cappotto di tenebre.

A indossarlo, alla fine, è il suo stesso autore: Simone Massi. Anzi, lo è l’autoritratto che chiude la sigla animata del Festival con carrellata di omaggi a “La nave va” di Fellini, “Stalker” di Tarkovsky, “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders e al grande rinoceronte della scultura “Mater Amabilis” di Valeriano Trubbiani.

Simone Massi, marchigiano poco più che quarantenne, non è uno a cui si chiede un autografo per strada. È molto conosciuto e apprezzato nel mondo del cinema di animazione, che ogni anno lo premia con importanti riconoscimenti, ma si tiene piuttosto alla larga da riflettori o smanie di successo.

Quest’anno, però, la 70ma Mostra del Cinema di Venezia ha ospitato, nella sezione fuori concorso “Orizzonti“, l’interessante e ben riuscito documentario “Animata Resistenza“, che i giovani registi trevigiani Alberto Girotto e Francesco Montagner hanno realizzato per presentare al grande pubblico l’opera di un disegnatore affermato.

Il documentario su Simone Massi è piaciuto così tanto alla critica, che i suoi autori si sono portati a casa il premio “Venezia Classici” per il miglior documentario. E il pubblico dei profani che fino all’altro ieri si chiedeva chi fosse la mano creativa della sigla della Mostra, sanno che dietro a ogni disegno c’è una storia fatta di vita, sentimenti, valori, sangue, sudore e fatica.

Chi conosce e apprezza Simone Massi si è probabilmente innamorato dei lunghi piani sequenza che esplorano il cuore di ogni immagine per generare un’infinita metamorfosi di persone e oggetti senza le interruzioni tipiche del cinema. Per realizzare la sigla del Festival ha messo insieme trecento disegni in quattro mesi di lavoro, scatenando matite e pastelli a olio nella sua casa di Pergola, il piccolo paese dell’Appennino marchigiano dove Massi è nato e dove vive con la moglie ucraina Julia Gromskaya, diventata animatrice disegnando al suo fianco.

Nei pochi secondi di animazione ormai noti al popolo dei cinefili c’è tutto il loro mondo, fatto di verde, colline, profumi e tanti racconti che parlano di lavoro, lotte e sacrifici esplosi d’un tratto su un foglio bianco, facendo di un ragazzo andato a lavorare in fabbrica a 17 anni il grande autore di film d’animazione che a maggio ha ritirato il David di Donatello (sezione cortometraggio) per il suo film “Dell’ammazzare il maiale”.
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Quando ritirò il David, Simone andò sul palco con la voce tremante, indossando a fatica giacca e cravatta e ringraziando per un premio “dato a una piccola storia fatta di colline, cani e animali ammazzati” e dedicandolo ai “contadini, agli operai, ai partigiani”. Una dedica che ricorre sempre nei suoi lavori, narrazioni fatte di terra, durezza, ferro, lavoro, animali e sentimenti. Tematiche che, per primo, ha rappresentato nel mondo dell’animazione e che continua a tenere in vita in lavori come il profondo “L’attesa del maggio“, il suo ultimo cortometraggio presentato alla 70ma Mostra del Cinema.

“Ho avuto la fortuna di andare a lavorare presto in fabbrica e iniziare gli studi tardi. Mi sono iscritto alla scuola d’arte di Urbino quando avevo 23 anni e ho frequentato il corso di animazione perché non era disponibile quello di fumetti”, racconta.

“Da lì è iniziata una carriera che dura da vent’anni e che per me è la vita: la mia, quella dei miei genitori e dei miei nonni, che racconto disegnando da artigiano, ostinandomi a non utilizzare la tecnologia per mantenere la sacralità di una storia che affonda le radici nella mia terra, nella quotidianità contadina e faticosa che mi ha portato fin qui»

Simone Massi nasce a Pergola (Pesaro-Urbino) nel maggio 1970. Ex-operaio, di origine contadina, ha studiato Cinema di Animazione alla Scuola d’Arte di Urbino. Animatore indipendente, da 18 anni sta cercando -in maniera pulita- di fare diventare la sua passione per il disegno un mestiere. Nonostante le difficoltà ha ideato e realizzato (da solo e interamente a mano) una decina di piccoli film di animazione che sono stati mostrati in 60 Paesi dei 5 Continenti ed hanno raccolto oltre 200 premi.