“Teatro in bottega”, per riscoprire il bello della quotidianità

Venezia – Venezia, come molte altre città storiche, vive da anni un lento ma costante cambio di identità. Sempre più affollata dal turismo low cost e sempre più vittima di critiche e polemiche che dimenticano quanto ancora può offrire, invita ad andare dal parrucchiere, dal fruttivendolo, dal salumiere e a entrare in negozi, botteghe, bàcari e atelier che persino i residenti non conoscono.

Lo scopo non è uscire con un nuovo taglio di capelli o con le borse piene di ortaggi, cibarie e vestiti, ma assistere alle performance teatrali del gruppo veneziano di Mpg.cultura, che vuole far capire perché, nonostante la sua trasformazione, Venezia sia ancora una delle città più invidiate al mondo.

L’idea di Teatro in Bottega e i suoi promotori

Storiedichi_teatro_in_bottega_VeneziaDove si trova un altro posto in cui vivere senza affanni, dove si può essere padroni del proprio tempo e condividere i propri spazi con la cultura, con la storia, le arti, la musica e l’artigianato?

“Venezia è questo: una straordinaria lentezza in cui si vive in pace. Per questo abbiamo pensato di realizzare tante piccole performance teatrali in luoghi che da molto tempo fanno parte della quotidianità dei veneziani”, spiega l’attore e regista Mattia Berto, mente dell’iniziativa con la fotografa Giorgia Chinellato, attenta sperimentatrice dell’animo umano.

Il progetto di Mpg.cultura si chiama “Teatro in Bottega: “Mi incarta un etto di poesia?“Vogliamo valorizzare il bello dei centri storici utilizzando la grande magia del teatro e che, viceversa, vuole portare il teatro fuori dai luoghi convenzionali – raccontano i promotori – I luoghi del quotidiano sono teatri naturali che noi vogliamo sperimentare ospitando performers, attori, danzatori, videomakers e sound-designers.

Come è strutturato e quanto dura

Teatro in Bottega dura un anno e Venezia è la prima città d’indagine. Le azioni performative site-specific si tengono una volta al mese in dieci botteghe del centro storico a cadenza mensile. Per ora quelle individuate sono: una parrucchiera, una macelleria, un negozio di tessuti, un negozio di pompe funebri, un negozio di dischi, un fruttivendolo, un pescivendolo, un fornaio, un negozio di abbigliamento, un falegname, un ferramenta, una gioielleria e una profumeria.
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A seconda delle caratteristiche delle botteghe, sia per l’architettura che per la capacità di contenere pubblico, l’accesso alle performance è consentito a un numero chiuso di spettatori per un massimo di quattro repliche. Il pubblico partecipa dunque prenotando il proprio posto, chiamando un numero di telefono dedicato o scrivendo una email (per informazioni, visitare la pagina Facebook del progetto).

Ciascuna performance ha la regia di Mattia Berto che sceglie di volta in volta gli artisti e definisce la regia dell’evento che viene documentato dalla fotografa Giorgia Chinellato e dal videomaker Elia Romanelli con le riprese di Giuseppe Drago, coordinati da Claudia Capodiferro che segue la produzione dell’evento. Un team di professionisti che si sono incontrati per studiare azioni e reazioni nella città.

Le botteghe trasformate in teatro fino a oggi e spiegate dagli autori

Performance 01: “Il tempo di una piega” | 25 luglio 2016 | Negozio di parrucchiera Sonia Couiffers puor Dames in Campo San Zaccaria
“Trattandosi di un salone di parrucchiera per signora, la riflessione si è basata sul tempo nel quale ci si fa i capelli, al tempo che le donne trascorrono dalla parrucchiera aspettando di farsi fare la piega, va da sé che l’azione si sarebbe chiamata il tempo di una piega! Per questa performance è stata coinvolta Nora Fuser, attrice che da 40 anni calca le scene regionali e nazionali, lavorando con grandi registi del calibro di Giulio Bosetti e una delle più grandi interpreti della Commedia dell’Arte. Una di quelle rare attrici che riescono a disegnare col corpo immagini incredibilmente vicine alla quotidianità e alla vita. Nora ha interpretato quattro donne dal repertorio goldoniano che potessero rappresentare quattro età e quattro caratteri differenti, vicine alle clienti che in questi anni si sono sedute sulle poltrone del salone di Sonia Coiffeur pour Dame in Campo San Zaccaria”.
Storiedichi_teatro_in_bottega_VeneziaPerformance 0.2: “Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo” | 21 settembre 2016| Macelleria Rialto Carni.
“Abbiamo abitato la storica macelleria di Rialto Carni trasformandola nel Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri. La straordinaria voce di Francesca Sarah Toich, una delle più brave interpreti di Dante in Italia ha declamato il Canto XXVII del Paradiso in cui San Pietro affronta il tema della corruzione, un argomento così vicino alla nostra contemporaneità, al quale si è contrapposta l’immagine del candore che al contrario è racchiusa in una bambina. Infatti la piccola Nunzia Sorrentino, di 12 anni, è stata la protagonista della performance insieme alla voce dell’attrice”.


Performance 0.3: “Corpi in saldo” è in programma per il 25 ottobre 2016 nel negozio di tessuti Benevento e sarà un’indagine sul corpo che partendo dal libro Corpo di Tiziano Scarpa
“Il negozio di tessuti sarà invaso da un gruppo di performers per le coreografie di Pippo Gentile e diretti registicamente da Mattia Berto il cui intento è quello di portare in scena la diversità dei corpi, un’indagine a cui è molto legata anche la fotografa Giorgia Chinellato che ha avviato una ricerca sul tema già da diverso tempo. Per la storia e la struttura della bottega di tessuti, che in alcune sue parti presenta delle note nostalgiche e pezzi di storie visibilmente presenti, la performance giocherà sul dualismo della memoria e sulla bulimica dinamicità della quotidianità contemporanea. Sarà coinvolto sia l’esterno che l’interno della bottega vista come una metafora del corpo umano. Gli spettatori verranno direttamente coinvolti nell’azione scenica e contrariamente a quanto visto nelle precedenti performance, Corpi in saldo sarà aperto a tutti i passanti della Strada Nova“.

Entrare nella quotidianità è una scena perfetta, improvvisa, irraggiungibile. Abitiamo i luoghi non convenzionali “della cultura”. Spazi non dedicati al fare performativo, ma a quello quotidiano dove gesti, rumori, visioni si fondono.
Come in una scena a cielo aperto abitiamo macellerie, fruttivendoli, librerie, calzolai con azioni improvvise che non snaturano il luogo ma, che invece, lo usano come set privilegiato.

Regalare senza chiedere nulla: “mi incarta un etto di poesia?”

Contatti

Claudia Capodiferro / Tel: 338 8726099 / Email: claudiacapodiferro@gmail.cominfo@mpgcultura.it