Alla scoperta della Fondazione Barbanera 1762, dove ci sono centinaia di esemplari dello storico calendario, Patrimonio documentario dell’Umanità dell’Unesco

Spello (Perugia) – Nella cucina dei miei nonni materni sopra il frigorifero c’era un bel datario di un noto marchio di birra friulana con l’uomo con i baffi, mi piaceva la ritualità del girare la rotella con i numeri ogni giorno e ogni mese. Quando andavo dai nonni paterni, invece, vicino ai fornelli, era appeso un calendario bellissimo, pieno di colori, disegni e testi fitti fitti: il Barbanera.

storiedichi_almanacco_Barbanera_4Dal 1762 questo calendario entra nelle case degli italiani, oggi è presente per l’esattezza in tre milioni di case, un record mai raggiunto nella sua storia. Non si limita alle fasi lunari o ad altre indicazioni utili per il contadino, come un tempo, ma propone ricette e consigli per la vita quotidiana del nuovo Millennio.

Già dal 1768 al lunario da parete si affiancò un almanacco a libretto che riscosse immediato successo. Fu così che nell’Italia tra Settecento e Ottocento Barbanera divenne un’istituzione, una sorta di “vangelo” dei ceti rurali, a cui affidarsi nella quotidianità. Non mancò però di affascinare anche illustri personaggi, come Gabriele d’Annunzio che nel 1934 definì il Barbanera “… il ‘fiore dei Tempi e la saggezza delle Nazioni’. Nel tempo di almanacchi in Italia ne sono nati tantissimi, anche con tradizioni importanti ma tutti, a differenza del Barbanera, con una diffusione limitata a una città o al massimo a una regione.

In particolare a cavallo tra otto e novecento soprattutto nell’Italia settentrionale, tra Piemonte, Lombardia e Veneto, si scatenò una vera e propria gara tra tipografi ed editori che arrivarono a creare centinaia e centinaia di almanacchi ogni anno (probabilmente oltre mille titoli diversi, ma non è ancora stato fatto un censimento globale) differenziandoli in base al territorio di pubblicazione e all’argomento trattato. Assistiamo così al fiorire di almanacchi per tutti i gusti: letterari, della cucina, igienici, per la famiglia, satirici, per bambini, scolastici, ecc.

storiedichi_almanacco_Barbanera_5In mezzo a questa foresta di almanacchi locali Barbanera è sempre stato l’unico a vantare già dalla fine del Settecento una diffusione e una notorietà nazionale, o meglio internazionale, essendo l’Italia unita ancora di là da venire” spiega Luca Baldini, direttore editoriale, che incontriamo in redazione. “Oltre a Foligno veniva stampato, con concessione dei diritti di privativa o come copie autonome o pirata, a Milano, Bologna, Roma, Loreto, Napoli e Palermo”.

Sinonimo di almanacco, lunario e calendario, la voce Barbanera compare nei maggiori dizionari italiani. Una conferma alla sua fama e antichità, anche se poi nel tempo i lettori sono cambiati, si sono urbanizzati, vivono esigenze, luoghi e ritmi diversi. Oggi si può definire la pubblicazione più longeva della storia editoriale del nostro Paese.

storiedichi_almanacco_barbaneraCinque anni fa lo storico Almanacco è entrato nel Patrimonio documentario dell’Umanità dell’Unesco. Grande soddisfazione per un riconoscimento che elegge Barbanera a simbolo del genere almanacco e della cultura popolare di ogni epoca e nazione. Solo cinque le altre realtà italiane sono state accolte nel prestigioso elenco dell’Unesco dal 1992 ad oggi. Un elenco dove si trova l’alfabeto fenicio, la Sinfonia n° 9 di Beethoven, i film dei Fratelli Lumière e il Diario di Anna Frank solo per fare qualche esempio.

storiedichi_almanacco_Barbanera_9 La bella notizia è giustamente un orgoglio per la Fondazione Barbanera 1762 e per l’Editoriale Campi, che lo stampa da più di un secolo. La sede della Fondazione, a Spello, in Umbria, è ospitata in un complesso rurale settecentesco con un ex bachificio da seta. Il posto scelto non è casuale, perché questo grande edificio è circondato da un orto e da un giardino che conservano antiche varietà di piante, un luogo dove vedere in pratica i suggerimenti dell’Almanacco.

Prima di arrivare in redazione si attraversa l’orto, tra cardi e cavoli in inverno, zucchine, peperoni e pomodori in estate. Si entra così nelle stagioni, nel tempo ciclico di Barbanera, nel cerchio dell’anno, e qui sono dei veri cerchi concentrici a disegnare l’orto. E in realtà non è casuale neanche che il Barbanera venga stampato da sempre a Foligno, a cinque chilometri dalla sede attuale, visto che la città umbra è storicamente legata all’arte tipografica: qui venne stampata la prima edizione della Divina Commedia nel 1472.

storiedichi_almanacco_Barbanera_2La Fondazione ospita la Collezione di Almanacchi Barbanera degli anni 1762-1962, dichiarata dall’Unesco la più completa al mondo. Una bella soddisfazione per un almanacco, un prodotto “da strada” che veniva offerto una volta nelle fiere come ricorda chi ha letto Leopardi e il suo “Dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere”: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?

Il «Lunario» di Foligno era intitolato al Barbanera, identificato con un saggio astronomo eremita che viveva nelle montagne della zona, ed era venduto per le strade da speciali venditori che oltre al Barbanera, ai «Lunari a foglio» e ai «Lunari a libretto» vendevano anche grappoli di funghi secchi infilati in uno spago.

All’estero non mancano prodotti editoriali simili, come il Farmer’s Almanach d’Oltreoceano, il tedesco Münchener Kalender o l’Alter Bauernkalender dall’Austria. Tra l’altro tutti parte della collezione di almanacchi e lunari storici – di cui 1.390 Barbanera – che la Fondazione e il suo fondatore Feliciano Campi hanno raccolto e catalogato online nel sito www.bibliotecabarbanera.it

A Spello, si trova così la più importante collezione di lunari e almanacchi conosciuta al mondo e lì ci si occupa della tutela e conservazione di un vasto patrimonio bibliografico e archivistico: 50.000 documenti, tra cui oltre 10.000 almanacchi italiani e stranieri dal XVI secolo a oggi, lunari e calendari, foglioni, agende e altri strumenti di misurazione del tempo. Il Fondo Antico custodisce previsioni e oroscopi manoscritti, incunaboli di interesse astronomico e astrologico, rare edizioni a stampa dal XV secolo.

storiedichi_almanacco_Barbanera_7Ma qual è l’attualità di un prodotto editoriale di questo tipo? “Il legame con le nostre radici” spiega il direttore Luca Baldini. “L’almanacco è un prodotto molto particolare. Per fare un esempio pratico potremmo avvicinare in altro campo l’almanacco al panettone, prodotti che non desideri avere soltanto per le loro caratteristiche intrinseche, ma perché non possono mancare in un giorno di festa e condividendoli ci si riappropria della storia e delle tradizioni familiari più genuine”.

Per il Barbanera l’originalità non è la prima delle priorità, mentre lo è l’equilibrio tra attualità e tradizione. E in fondo la sua unicità risiede proprio nell’attingere consapevolmente a un patrimonio di saperi oggi per lo più dimenticati, ma assai preziosi per la qualità della vita contemporanea.

La pandemia ci ha fatto riscoprire la casa e la voglia di cucinare, magari anche grazie alle vostre ricette… “Anche le nostre ricette sono un frutto rinnovato della tradizione. Quelle del calendario sono più veloci e adatte a chi ha poco tempo, mentre le ricette dell’almanacco sono quelle del pranzo della domenica, quando si ha più voglia e più tempo per rendere la cucina un piacere in tutti i suoi aspetti” ci spiega Luca Baldini. “Io penso che la pandemia, regalandoci un eccesso di tempo da spendere anche in attività non essenziali, ci abbia aiutato soprattutto a riscoprire un altro concetto e valore del tempo che non è quello “carpe diem” a cui siamo abituati, quel tempo lineare che passa e non torna più, quello delle occasioni perse, dei treni senza ritorno, delle nevrosi da multitasking”.

storiedichi_almanacco_Barbanera_14La dimensione del tempo che ci ha consegnato la pandemia è in linea con il tempo di cui parla da sempre Barbanera: un tempo ricco, “buono”, a misura d’uomo, un tempo ciclico che ritorna offrendo sempre nuove opportunità, come ad esempio nelle fasi della luna. “Non occorre sempre correre o rincorrere qualcosa che sta sfuggendoci, perché in fondo quasi nulla si perde mai del tutto, e anche se si dovesse perdere qualcosa, si può spesso recuperarla o sostituirla con qualcos’altro, magari di inaspettato” conclude Luca Baldini.