Angelo Molin, pittore e pescatore racconta la sua arte: “Dipingo quello che vedo e che sento”
In ognuno di noi ci sono luoghi, situazioni e persone, con i quali abbiamo un legame intenso e profondo.
È una bella giornata di sole, mentre mi avvio lentamente verso Burano. Le onde del battello che mi porta all’ isola si infrangono dolcemente verso le rive e le prime case spiccano all’orizzonte con i loro colori accesi, sotto il riflesso accecante del sole caldo: il rosso, il giallo, l’azzurro cobalto, il violetto.
Un tripudio di colori immersi nella luce tipica della laguna e ripresi, fin dall’inizio del ‘900, nella varie opere dei pittori Carlo Moggioli, Gino Rossi e Pio Semeghini, fondatori della scuola di pittura di Burano.
Negli anni, la scuola è stata frequentata dai veneziani Carlo Dalla Zorza e Fioravante Seibezzi, allievo di Moggioli, il trentino Mario Disertori, i modenesi Mario Vellani Marchi e Leo Masinelli, il maestro Silvio Consadori e molti altri, che qui hanno trovato ispirazione.
Non è un caso che Burano sia conosciuta come “l’isola dei pittori”.
Il mio viaggio inizia proprio qui, dalla luce e dall’anima di Burano, dove ho appuntamento con un caro amico, Angelo Molin, conosciuto come Nane “Bronsa”, che in italiano significa “brace”. Con Angelo mi lega una lunga storia di amicizia e di stima reciproca, ci conosciamo da quando lo vedevo dipingere nei campielli di Burano e sono sempre rimasto affascinato dalla sua arte.
Con la gentilezza tipica dei buranelli (gli abitanti di Burano, ndr), mi accoglie insieme alla moglie nella sua “casa-museo” tappezzata di quadri e mi racconta la sua storia. “Bronsa” ha 77 anni, è pittore e anche pescatore, mestiere che gli è stato insegnato dal padre e che continua a fare ogni giorno. Dopo aver lavorato nelle vetrerie di Murano, da giovane, è stato dipendente dell’Azienda Locale di Trasporti, ma ha sempre coltivato la passione per il disegno e la pittura.
“Verso i 25 anni, ho scoperto questa grande passione – mi racconta “Bronsa” – e ho cominciato a dipingere senza più fermarmi. Mi sono avvicinato alla pittura, da autodidatta, pur facendo anche corsi di disegno per imparare la tecnica migliore”. “Sono 50 anni che dipingo, mi preparo le tele con i sacchi di juta, utilizzo la spatola e non il pennello, così il colore resta corposo e asciutto, più vero”.
Le sue lagune sono stupende, così come i suoi orti di Mazzorbo. Nelle sue tele, i colori sono un tripudio di luce, di serenità e di forza, che riflettono la sensibile anima artistica di “Bronsa”.
Prima di salutarci, gli chiedo: ” Angelo, che cos’è per te la pittura?” e la sua risposta descrive il passaggio di una vita passata a dipingere nell’isola di Burano: “Cos’è la pittura per me? E’ luce!”.
Ritorno lentamente a casa, dopo aver trascorso un pomeriggio sedotto dalla bellezza, pensando che in questo mondo che cambia troppo in fretta, c’è chi, come il mio amico “Bronsa”, ha deciso di fermare il tempo con la forza dei suoi colori e della sua luce.