Luca Crevenna colleziona e restaura antichi modelli di macchine da scrivere nel suo laboratorio in Brianza
Brivio (Lecco) – Mostra con orgoglio la sua prima macchina da scrivere. Ne racconta la storia, ne respira il tempo. E di quel tempo racconta l’essenza, perché il design di un oggetto storico esprime il carattere di un’epoca.
Luca Crevenna è un giovane architetto che nel tempo libero colleziona e restaura macchine da scrivere nel suo laboratorio a Brivio, in provincia di Lecco.
Nei suoi 28 anni non ha mai visto nessuno battere a macchina per lavoro o necessità. Vederlo concentrato e professionale nel rimettere a nuovo queste testimoni del passato, con cacciavite e arnesi minuscoli, è quindi doppiamente straordinario. E rilassante.
Sarà il profumo delle colline circostanti, la vista dei monti sullo sfondo o l’incredibile quantità di oggetti vintage che ti circondano nel suo laboratorio: il tutto trasmette un senso di tranquillità e sicurezza sconosciuti agli uffici moderni.
“Ho iniziato a collezionare macchine da scrivere per caso: avevo appena studiato la storia della Olivetti all’Università e passando di fronte al negozio di un antiquario ho notato un modello interessante e decadente, tutto da sistemare. Era una Lexikon 80, con tastiera italiana QZERTY, progettata da Adriano Olivetti con il duplice scopo di renderla tecnicamente performante e proporla come oggetto di design”, racconta Luca. “A distanza di anni sappiamo che l’obiettivo è stato raggiunto: con le sue linee tondeggianti, tipiche degli anni Cinquanta, la Lexikon 80 è oggi un’icona di design in tutto il mondo e la sua meccanica efficiente è stata la base per la famosissima Lettera 22.”
Non capita tutti i giorni di entrare nel laboratorio di un collezionista e restauratore di macchine da scrivere antiche.
Nel piccolo “regno” di Luca Crevenna i modelli restaurati, circa una sessantina, sono esposti in modo ordinato su scaffali di legno: ogni modello si distingue bene dagli altri e compone la scenografia armoniosa che arreda le pareti.
Luca tira giù dallo scaffale una “Underwood Standard Portable 3 Bank del 1921”. “È la risposta americana all’iniziativa europea di creare macchine da scrivere portatili e compatte – spiega – Ha tre file di tasti; grazie a delle leve il carrello si alza su tre livelli per permettere di scrivere le maiuscole, minuscole e i simboli corrispondenti”.
Nel suo laboratorio a Brivio, in Brianza, Luca Crevenna si prende cura di svariati marchi e modelli, che hanno attraversato più di un secolo di storia. “I modelli recenti risalgono agli anni Ottanta, ma è a quelli più antichi che sono particolarmente affezionato.
La Ideal A3 è la mia macchina da scrivere più antica: è stata prodotta nel 1907 in Germania e quest’anno festeggerà 111 anni”, dice il collezionista.
“All’epoca i progettisti non avevano ancora ideato una meccanica di base definitiva; la Ideal, come suggerisce il nome stesso, si inserisce nel panorama di grande innovazione che ha caratterizzato le prime macchine da scrivere, grazie a una meccanica all’avanguardia e all’indistruttibile corpo in ghisa.”
Ma come si ripara una macchina da scrivere antica?
“La cosa più importante è osservare. Un ragazzo della mia generazione quando ha bisogno di informazioni va a cercarle su Google, ma per riparare le macchine da scrivere Youtube non sempre è di aiuto, e on line non si trovano manuali da scaricare. L’unica strategia efficace è osservare con attenzione il funzionamento dei suoi meccanismi fino a comprenderlo”, racconta appassionato il giovane restauratore.
“In questo modo ho capito che, nonostante alcune differenze tra i modelli, tutte le macchine funzionano in base alla stessa meccanica di base, potenzialmente riparabile all’infinito”, aggiunge. “Mi affascina pensare che chi ha usato le macchine da scrivere, ha probabilmente sviluppato un rapporto di empatia con questi oggetti, che grazie a un po’ di pazienza e osservazione possono tornare a nuova vita in qualsiasi momento”.
Come dimostrano i modelli centenari ancora oggi perfettamente funzionanti, sono state infatti pensate per durare in eterno. “Chissà quante storie di amori, guerre, sogni infranti e realizzati ha raccontato la Ideal A nei suoi 111 anni di storia! E pensa a quante potrà ancora raccontarne in futuro”, dice Luca.
La macchina da scrivere è uno strumento pensato e costruito per durare nel tempo, così come dura nel tempo la necessità che l’uomo ha di scrivere.
Ma il profondo senso di rispetto per la storia e per il valore degli oggetti del quotidiano sembra oggi affievolirsi, forse a causa del carattere effimero del digitale. “È proprio per questo che passo le nottate a restaurare macchine da scrivere: mi piace pensare che, una volta tornate in funzione, qualcuno possa usarle di nuovo. Non succede lo stesso con i pc che una volta in disuso vengono buttati in discarica.”
Così, immerso nel verde di una domenica pomeriggio tra le colline di Brivio, in Brianza, immagino grandi scrittori al lavoro nelle loro stanze, giornalisti battere ansiosi i tasti in una redazione fumosa e confusionaria, poliziotti scrivere indagini e segretarie attente a non perdere la concentrazione. Provo a immaginare quanto la scrittura dovesse essere più lenta, faticosa e meditata quando i correttori automatici non esistevano.
È un mondo che ho conosciuto attraverso i libri e i film, e che qui si apre ai miei occhi in tutto il suo fascino.
–> Se volete rimanere in contatto con questo mondo, se avete qualche macchina da scrivere da restaurare o se vi è venuta voglia di portarvene a casa una, potete seguire le pagine Instagram e Facebook di Luca Crevenna.
–> Vi ricordiamo, inoltre, che fino al primo maggio 2018 è in corso a Roma la mostra fotografica “Looking Forward“, che celebra i 110 anni di Olivetti alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.