Paolo Andrich apre le porte della sua casa d’artista in un’ isola incantata
Torcello (Venezia) – C’è chi sceglie di vivere in un posto come Torcello, dove lo scorrere delle stagioni è il miglior film da guardare. Attraverso i vetri di una casa piena d’arte, con un paio di pentole sempre sul fuoco, Paolo Andrich guarda l’autunno ingiallire le foglie e imbrunire la salicornia. Guarda l’inverno coprire la salvia di brina e la primavera esplodere gratuitamente per rilassarsi in estate.
Un paradiso esiste, anche su questa terra. E Paolo Andrich è una delle dieci persone che ha la fortuna di viverci dentro ogni giorno. Per andare a trovarlo non bisogna fare neanche tanta fatica, basta arrivare a Venezia e prendere il battello che porta all’isola di Torcello. Andrich, che di professione è un pianificatore urbanista, vive qui da agricoltore. Una decina di anni fa ha deciso di cambiare vita e stabilirsi sull’isola per coltivare carciofi violetti e attendere i frutti di giuggioli, castagni, lecci, pini e noccioli che sotto il battito d’ali dei fenicotteri e degli aironi ricordano di santificare la lentezza.
Chi ha letto, studiato o quantomeno sentito parlare del periodo in cui Ernest Hemingway visse a Torcello, immagina quanta ispirazione possa arrivare da quest’isola, dove il silenzio potrebbe diventare un patrimonio dell’umanità. Andrich ha deciso di convivere con questo silenzio tutti i giorni, di vedere quanto bene può far crescere i carciofi e quante cose della vita può farti capire. Perché, senza girarci tanto intorno, è nell’assenza di parole che ci si scopre.Casa Andrich è facile da raggiungere: si scende con il vaporetto alla fermata di Torcello e dopo pochi passi una freccia invita a girare a sinistra e imboccare un sentiero incolto. Molti ci finiscono per caso, leggono il cartello “visita guidata, 12 euro”, suonano il campanello e Andrich arriva con Ethos, il cane corso con gli occhi verdi. «Da qui si capisce com’è nata Venezia, si riesce a immaginare come fosse il centro storico senza i palazzi».
Paolo Andrich inizia le visite guidate accompagnando i turisti sulla collinetta verde del suo giardino, dove si apre il grande teatro della laguna veneta. “Velma, barena e isola: i tre livelli della laguna emergono e scompaiono con le maree, sono le fondamenta di Venezia e delle isole che ci circondano”.
Andrich è nato in Svizzera, a Biel Bienne, è bilingue italiano e francese, parla bene l’inglese, per il suo lavoro di urbanista ha vissuto in Francia, ha girato il mondo e per chi lo ascolta recitare le liriche di Andrea Zanzotto è un attore mancato. Nel 2003, alla scomparsa di suo zio, l’artista Lucio Andrich, ha mollato tutto ed è venuto a vivere a Torcello, sull’isola che lo zio e la moglie Clementina De Luca, mancata nel 1982, avevano scelto per dedicarsi all’arte.
I turisti che entrano qui assaggiano la vita di uno dei dieci abitanti di Torcello, l’unico agricoltore rimasto sull’isola e uno dei protagonisti del documentario “Habitat #Torcello“, che tre giovani registi veneziani gireranno nell’arco di un anno. Andrea Baesso, Christian Palazzo e Gianmaria Spavento hanno deciso di dedicare a Torcello un film-documentario che in dodici mesi racconti la vita quotidiana dei dieci abitanti dell’isola. Nel trailer di “Habitat”, Andrich spiega con una frase perché ha deciso di vivere qui: “È il più bel posto al mondo”.
Le sue giornate scorrono fra progetti, planimetrie e richieste di autorizzazioni che si alternano alle infornate di carne e verdure che prepara per i visitatori che si fermano a cena: “Vorrei che questo posto diventasse il museo dell’opera di mio zio, immerso nella natura lagunare che lo ha ispirato”, racconta. “Il progetto è pronto da anni, ma bloccato da lungaggini burocratiche e rimpalli di autorizzazioni fra il Patrimonio di Venezia, il demanio e il Magistrato alle acque. Vorrei affiancarlo alla proposta di organizzare qui una Biennale del paesaggio ma gli iter pubblici legati allo sblocco delle concessioni mi fanno attendere”.
Una cosa è certa: “Da qui non mi muovo e le mie porte sono aperte per chiunque desideri conoscere Torcello entrando nella casa di Lucio Andrich”. Forse l’unica, in questa piccola isola, da cui il campanile di Santa Maria Assunta sembra quasi lontano.