Nella giornata del 5 febbraio 2018, siamo costretti ad aggiornare questo articolo con la triste notizia della scomparsa di Alberto Barini. Stentiamo ancora a crederci e non abbiamo parole per esprimere il nostro dolore. Ne abbiamo, però, per ricordare l’intensità dei giorni trascorsi insieme durante le riprese del documentario “A Fisherman”, che racconta il lavoro di Alberto e il suo amore per il delta del Po. Attraverso i suoi occhi, i suoi sentimenti e i suoi racconti ci siamo sentiti a casa in un territorio mai esplorato prima. Alberto diceva che qui, e solo qui, riusciva a essere se stesso. A nome nostro e di tutti i nostri lettori vogliamo ringraziarlo per quanto ha condiviso con noi e ci ha permesso di trasmettere a tante altre persone.
La vita non è eterna, ma queste parole e queste immagini proveranno a rendere eterno il suo ricordo.
Buon viaggio, Alberto, sarai sempre nei nostri cuori.

– Silvia Zanardi, Naù Germoglio e tutto lo staff di Storie di chi –


Articolo del 10 giugno 2015

Il pescatore del Delta Alberto Barini racconta la sua vita: “In città sarei un numero, qui sono io”

Santa Giulia (Rovigo) – Il cielo nero è ancora forato dalle stelle, quando una vespa bianca attraversa il ponte galleggiante e rompe il silenzio. Alberto Barini raggiunge il molo di Santa Giulia tutti i giorni, puntuale alle cinque del mattino per salire in barca e tagliare il freddo, a volte la nebbia, il vento e la pioggia, in attesa che la luce dell’alba illumini l’acqua e le reti.

Nel Delta del Po, si pesca anche oggi: venti chili di vongole al massimo, come ordina il mercato, oltre quattro ore di lavoro con metà del corpo immerso nell’acqua gelida per un guadagno che, al netto, difficilmente arriverà ai 40 euro. “Pescare nel rispetto dell’ambiente è una lotta quotidiana – racconta Alberto svuotando le reti – Questa è zona di predoni: parte del pescato giornaliero va al servizio di vigilanza, il resto sono tasse e benzina.”

Ma questa è vita, è la mia vita, e l’impagabile fortuna di respirare sempre quest’aria di libertà

Alle 5.30 del mattino, il cielo si schiarisce e illumina il manto piatto dell’acqua, le geometrie dei canneti, i colori delle barche vicine che da generazioni calano le ancore nella Sacca degli Scardovari . Ci sono donne, uomini, ragazzi, ragazze, intere famiglie al lavoro per pescare le vongole. Prima che il sole si alzi bisogna pulirle, chiuderle in sacchi e consegnarle in velocità al consorzio per non sprecare la giornata. Da queste parti la pesca non è un lavoro “maschile: le donne, le figlie delle mondine di allora, oggi pescano con i mariti e con i figli.

Storiedichi_Delta_del_po_01

Alberto Barini è  pescatore da trent’anni. Ha imparato il mestiere da suo padre: “Quando ero bambino mi faceva salire in barca con lui – racconta scuotendo le vongole in una cassa – Mio padre pescava le anguille di notte e portava in giro i turisti di giorno: ha iniziato negli anni Sessanta, quando gli stranieri hanno cominciato a interessarsi al Delta del Po.”

È facile chiudere gli occhi e tornare indietro nel tempo, all’atmosfera di un territorio rurale che anche oggi, pur nella solitudine di qualche casolare e relitto industriale abbandonato al proprio passato, è orgoglioso della sua anima. Tutto attorno ai canali umidi e silenziosi del Delta del Po, i campi arati hanno sentieri che portano a case di mattoni. Oltre i recinti, ci sono galli che comandano, oche che camminano in fila, arnesi e cianfrusaglie che parlano di campagna e di casa.

Casa intesa come un sentimento infinito che lega le persone ai luoghi, che lega Alberto al territorio in cui è nato e da cui non si separa. Le immagini del fotografo documentarista Giovanni Pasinato ci fanno entrare nei paesaggi del Delta raccontati dal pescatore, nel mondo che, il 9 giugno 2015, l’Unesco ha definito “Riserva della Biosfera“.

“Amo stare qui e spero che i miei figli sentano un domani quello che provo io per questo posto – dice Alberto – mi piace vivere il lento cambio delle stagioni e dei colori della natura, assistere alle migrazioni degli uccelli e ai loro fertili ritorni”.

Devo tutto a mio padre: i racconti che mi faceva da bambino mi hanno tormentato parecchio negli anni del liceo. Ho fatto l’istituto tecnico a Ferrara ma sapevo che la mia vita sarebbe stata qui, non in un ufficio.

I colori, i silenzi, i battiti d’ali e i canti degli aironi e delle oltre 370 specie di uccelli che oggi volano fra la Sacca di Scardovari e la Sacca di Goro sono la colonna sonora dei giri turistici che Alberto propone ai visitatori. Come suo padre, infatti, Alberto si divide fra pesca e turismo: “Con la sola pesca non riuscirei a tirare avanti.

Sono giri di tre ore ciascuno che fotografi naturalistici, ornitologi e appassionati del Delta del Po ormai conoscono a memoria. Si naviga il Po di Gnocca tra scanni, lagune, barene, orti di molluschi e valli da pesca che portano nel fitto dedalo del bonello Bacucco fino alla foce, dove il fiume si sposa con il mare. Il giro turistico finisce sull’isola dell’Amore, dove ci si può fermare, passeggiare lungo la battigia e tuffarsi nell’Adriatico.

Alberto è un’ “enciclopedia” del Delta del Po, ne conosce ogni angolo e non c’è domanda alla quale non sappia rispondere. Pare che conosca a memoria tutte le centinaia di specie di volatili che si stabilizzano qui, anche se per brevi periodi.

La signora Fabrizia, della Locanda Antichi Sospiri di Santa Giulia, dice con serenità che Alberto parla con gli uccelli. “Ogni giorno passa con la barca davanti ai loro nidi, si avvicina alle uova, fischia qualcosa di incomprensibile e prosegue i suoi giri – racconta – Quando le uova si schiudono, i piccoli riconoscono quel fischio come un vero e proprio richiamo”.

Quando Alberto chiama, arrivano tutti”.

WORDS Silvia Zanardi | FILMMAKER Naù Germoglio | PHOTOGRAPHY Giovanni Pasinato